Rottame ferroso: la svolta green per la siderurgia in Italia

Il riutilizzo del rottame ferroso non solo è un elemento centrale di economia circolare nella produzione di acciaio, ma potrebbe segnare un percorso di svolta per il raggiungimento delle importanti sfide, economiche ed ecologiche, a cui è chiamata la siderurgia in Italia.

L’industria siderurgica nazionale rappresenta infatti un’eccellenza che vanta una notevole competitività sui mercati esteri in termini di sostenibilità ambientale; tuttavia, il comparto potrebbe venire rallentato da alcune dinamiche che riguardano proprio il riciclo del rottame ferroso.

Rottame ferroso tra fabbisogno italiano ed export extra-Ue

Il rottame ferroso è un elemento strategico per la decarbonizzazione del settore siderurgico. L’elevatissima riciclabilità dell’acciaio, che conserva intatte tutte le sue proprietà a prescindere dalle volte per cui viene riutilizzato, può essere la chiave di volta per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

L’acciaio è infatti un materiale fondamentale al processo di economia circolare perché mai consumato, ma continuamente trasformato.

Il riciclo dei metalli, inoltre, consente di fatto di risparmiare sulle risorse naturali: l’acciaio riciclato è “come nuovo”. Non solo, la produzione a partire da materiali di riciclo consuma il 74% in meno di energia, il 90% in meno di materie prime (non riciclate) e il 40% in meno di acqua. Eppure, sembra che i rottami ferrosi siano diventati sempre più rari sul mercato europeo, in parte anche a causa delle massicce esportazioni verso i Paesi Extra-UE, come la Turchia.

Secondo la recente analisi effettuata dal CDP dal titolo “La siderurgia italiana tra sfide nazionali ed europee: quali prospettive di sviluppo?”, l’Italia è al secondo posto in Europa per consumo di acciaio, proveniente da importanti filiere strategiche nazionali, come ad esempio l’edilizia, l’automotive e la produzione di macchinari industriali.

Dal punto di vista della sostenibilità, la siderurgia italiana è al primo posto in Europa per riciclo di rottame ferroso e, tra i vari produttori mondiali, quella con la minore intensità di emissioni di CO2.

Un’elevata competitività confermata anche da altri dati: dal 1990, il settore ha infatti ridotto le emissioni di CO2 del 60% e i consumi energetici del 33% a partire dal 2000. Oltre l’85% dell’acciaio prodotto in Italia deriva dal riciclo del rottame ferroso.

Eppure, stando a quanto afferma Giuseppe Pasini, presidente Federalpi, in un’intervista a Panorama: «L’Europa manda all’estero ogni anno 20 milioni di tonnellate di rottame, più di quanto ne consumi l’italia, di cui il 60 per cento va in Turchia. I forni elettrici delle acciaierie italiane utilizzano ogni anno circa 20 milioni di tonnellate di rottame per produrre acciaio. Di questi solo 14 sono rottami italiani, tutto il resto – ovvero circa 6 milioni di tonnellate l’anno – è importato. Eppure, dall’italia ne esportiamo 700 mila tonnellate, una quantità che si è triplicata nell’arco di cinque anni».

Un paradosso che, se risolto, potrebbe aiutare il settore a rispettare la deadline del 2030 come scadenza per la produzione di acciaio totalmente green, abbattendo notevolmente i costi in termini economici e ambientali.

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