L’attuale guerra Israele-Iran rischia di avere ripercussioni ben oltre il Medio Oriente. Oltre a esserci un concreto rischio a livello mondiale, infatti, il conflitto potrebbe avere un importante impatto sul settore siderurgico, mettendo a rischio la stabilità delle forniture di alluminio per l’industria europea. Al centro delle preoccupazioni registrate negli ultimi mesi, infatti, vi è la possibilità che venga chiuso lo Stretto di Hormuz, passaggio marittimo cruciale per il commercio globale di petrolio, gas naturale e materie prime strategiche.
Guerra Israele: a rischio l’apertura dello Stretto di Hormuz
Lo Stretto di Hormuz collega il Golfo Persico al Golfo di Oman, ed è attraversato ogni giorno da un terzo del petrolio mondiale e da circa il 20% del gas naturale liquefatto. La sua eventuale chiusura rappresenterebbe un alto rischio per la logistica internazionale, in particolare per l’Europa, già colpita dalle conseguenze della guerra in Ucraina e dalle tensioni nel Mar Rosso.
L’allarme arriva da Mario Conserva, Segretario Generale di Face – Federazione Europea dei Consumatori di Alluminio, secondo cui una crisi nello stretto potrebbe interrompere il flusso di alluminio verso l’Europa, generando effetti devastanti: crisi produttive, instabilità politica e sociale, panico nei mercati.
Alluminio: una materia prima vitale e in deficit
L’Unione Europea presenta un deficit strutturale di alluminio primario pari a oltre l’87% del fabbisogno interno. Ogni anno, l’industria continentale ha bisogno di circa 7 milioni di tonnellate di alluminio grezzo, fondamentali per i settori dell’energia, dei trasporti, dell’edilizia e della difesa.
La crescente instabilità geopolitica aggrava un quadro già fragile, che interessa anche le politiche di difesa messe in campo dagli Stati Uniti. Conserva, spiega bene la situazione: “Ogni anno sono necessarie 7 milioni di tonnellate di alluminio grezzo per alimentare l’industria, e oggi si rischia anche una fuga di rottami verso gli Stati Uniti, dove questo materiale strategico è esentato dai dazi del 50% imposti dall’amministrazione Trump. A ciò si aggiungono le restrizioni legate alla guerra in Ucraina, che hanno ulteriormente limitato le opzioni di approvvigionamento dell’Ue, rendendoci totalmente dipendenti da rotte marittime lunghe, costose, inquinanti e instabili”.
Rotte marittime sotto minaccia
Oltre allo scenario peggiore della chiusura di Hormuz, anche l’incertezza e la percezione del rischio possono causare modifiche sostanziali nei flussi di traffico. Come accaduto nel Mar Rosso con gli attacchi degli Houthi, anche la sola minaccia può portare a deviazioni strategiche delle navi mercantili. Gli operatori, per precauzione, potrebbero optare per percorsi alternativi, con un impatto diretto su tempi, costi e capacità logistica.
L’alluminio come materia strategica per la sicurezza industriale europea
La guerra tra Israele e Iran ha riportato al centro del dibattito la vulnerabilità delle forniture di alluminio in Europa. È essenziale che l’UE adotti una strategia industriale integrata, capace di:
- Diversificare le fonti di approvvigionamento
- Potenziare il riciclo interno
- Investire in rotte logistiche più resilienti
- Contrastare le distorsioni commerciali con partner extra-UE
Il Comitato Interministeriale per la Sicurezza Marittima (CISM), convocato dal viceministro Edoardo Rixi, rappresenta un primo passo nella giusta direzione, ma occorrono azioni coordinate a livello europeo per proteggere le catene del valore più sensibili, come quella dell’alluminio.



