UE: limitare l’export di rottame ferroso

rottame ferroso

La recente proposta dell’Unione Europea di limitare l’export di rottame ferroso segna una svolta strategica per l’industria siderurgica continentale. Durante uno dei vertici tra i Paesi membri,, è emersa la necessità di trattenere sul territorio europeo materie prime secondarie fondamentali per la transizione verde, come il rottame ferroso.

Vediamo da vicino perché e quali potrebbero essere i risvolti per il settore.

Cos’è il rottame ferroso e perché è diventato strategico

Il rottame ferroso è un materiale riciclabile derivante da scarti metallici, utilizzato nei processi di rifusione e rigenerazione dell’acciaio. Viene sempre più considerato una materia prima strategica nell’ottica dell’economia circolare e della decarbonizzazione dell’industria ed è, infatti, oggi una delle principali fonti per la produzione di acciaio riciclato in Europa. L’utilizzo interno di questo materiale è essenziale per abbattere le emissioni, ridurre la dipendenza dall’import di minerali e abbattere i costi di produzione.

La crescente domanda mondiale, soprattutto da parte di Paesi extra-Ue, ha portato a un aumento dell’export di rottame ferroso, spesso a discapito della disponibilità interna per le acciaierie e le aziende metalmeccaniche europee.

Basti pensare che, nel 2024, l’export extra-UE ha toccato livelli record, alimentando preoccupazioni tra gli operatori siderurgici europei, che spesso si trovano a competere con Paesi terzi su disponibilità e prezzo della materia prima.

La proposta UE: frenare l’export e rafforzare la filiera

Durante il vertice promosso dall’Italia che si è tenuto nel mese di luglio, il Ministro delle Imprese Adolfo Urso ha espresso la necessità di inserire il rottame ferroso tra le materie prime da “proteggere” sul piano comunitario, proponendo di limitarne le esportazioni verso Paesi esterni all’Unione.

L’obiettivo è:

  • Sostenere la siderurgia europea, già impegnata nella transizione green con impianti a riduzione diretta (DRI), idrogeno verde e nuove tecnologie a basse emissioni;
  • Favorire l’autonomia industriale in un settore ad alta intensità energetica e strategico per infrastrutture, energia e mobilità;
  • Evitare la perdita di valore aggiunto generato dal riciclo interno dei materiali.

Introdurre meccanismi di controllo sull’export del rottame ferroso potrebbe quindi garantire disponibilità interna stabile e a prezzi sostenibili. Una misura in linea con altri interventi già applicati su materiali critici, come terre rare e litio.

Attivo da luglio il sistema di sorveglianza doganale

Nel frattempo, a partire dal 23 luglio, la Commissione UE ha introdotto un meccanismo di controllo su import e export di rottami metallici per garantire disponibilità interna e rafforzare la resilienza industriale.

Il sistema di sorveglianza avrà il compito di fornire delle statistiche mensili aggiornate, per migliorare la trasparenza e la capacità dell’Unione Europea di intervenire tempestivamente, valutando l’introduzione di misure correttive a sostegno del mercato interno. 

I dati raccolti consentiranno di decidere eventuali azioni decisive, entro la fine del terzo trimestre 2025. 

Impatti per l’industria italiana ed europea

Il blocco (o rallentamento) delle esportazioni di rottame ferroso potrebbe avere diversi effetti sul tessuto industriale:

  • Aumentare la disponibilità di rottame sul mercato nazionale, riducendo la dipendenza dalle importazioni;
  • Calmierare i costi per le acciaierie e le imprese metalmeccaniche che lavorano materiali riciclati;
  • Stimolare investimenti in impianti più sostenibili, come quelli DRI o forni elettrici, che fanno largo uso di rottame ferroso;
  • Ridurre le emissioni di CO₂ legate alla produzione primaria di acciaio, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.

Tuttavia, non mancano criticità importanti. Potrebbero esserci infatti delle contromisure da parte dei Paesi importatori che potrebbero colpire altre filiere e non si conoscono bene i tempi di attuazione. 

La scelta di valorizzare il rottame ferroso come materia prima strategica va nella direzione giusta. Ma serviranno regole semplici, strumenti rapidi e investimenti mirati per trasformare questa visione in una reale spinta industriale

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